Donato Boscia: xylella, nessun monopolio del CNR

Xylella fastidiosa oltre che un batterio è anche un fenomeno mediatico spesso ispiratore di asserzioni e teorie prive di fondamento.Quando affermazioni non veritiere vengono da soggetti qualificati si ha il dovere morale di replicare. Circola la tesi di un presunto monopolio dei centri di ricerca baresi, Università e l’Ipsp del CNR di Bari, nella ricerca sul batterio.

Rispondo al prof. Nicola Grasso, costituzionalista di Unisalento, che alcune sere fa, in una trasmissione televisiva, ribadiva il concetto della presunta esclusiva. Infatti, secondo il professore, il monopolio sarebbe stabilito ‘per Decreto’ con obblighi tali da impedire la ricerca a centri di ricerca extra regione Puglia. Probabilmente il prfessore faceva riferimento all’art.6 del Decreto ministeriale del dicembre 2016 che regolamenta le misure di emergenza per il controllo del batterio.

Ma detto articolo non fa che seguire la procedura prevista per qualsiasi organismo da quarantena ed è la procedura che ha seguito l’Ipsp per richiedere l’autorizzazione a detenere e manipolare il batterio per potere svolgere le nostre ricerche. Detta autorizzazione è stata rilasciata a seguito di verifiche svolte dalle Autorità competenti sul possesso delle strutture adeguate e delle specifiche competenze nel settore.

Ma, il professor Grasso evidentemente lo ignora, questa possibilità è stata data a chiunque altro fosse interessato, ovviamente avendo i requisiti richiesti. Al di fuori della Puglia, e quindi dal cosiddetto monopolio, questa autorizzazione l’anno l’Università della Tuscia di Viterbo, l’Università di Milano, il Crea di Roma e, forse, anche altre istituzioni.

Ancora, la Regione Puglia ha finanziato alcuni progetti di ricerca “a sportello” ovvero senza bando pubblico, ad alcuni enti pubblici. Ovviamente in totale legittimità.

Allora il professore a quale monopolio di riferisce? Forse ai progetti finanziati dalla UE, il POnTE ed XF-factors. In effetti l’Ipsp ha il coordinamento di entrambi i progetti ma sono due consorzi che coinvolgono una quarantina di diverse istituzioni di ricerca, in larga parte straniere, ossia proprio con “il consesso mondiale” auspicato dal professor Grasso.

Oggettivamente parlare di monopolio sulla ricerca per ricerche condivise con 40 diversi centri di ricerca è poco credibile.

E, per finire, se il CNR di Bari avesse il monopolio della ricerca, come potrebbe essere stato escluso dlla ‘task force’ su xylella?

Quella task force regionale che, invece, comprende il professor Grasso nonostante la sua dichiarata attività di consulenza nella preparazione di ricorsi contro la Regione.

Donato Boscia

Coordinatore CNR-Ipsp di Bari (Istituto per la protezione sostenibile delle piante)

Fonte: www.quotidianodipuglia.it