Sicilia, un Psr decollato puntando sulla concretezza

Con 242 milioni spesi tra maggio e dicembre 2019 la Sicilia ha evitato il disimpegno automatico dei fondi europei del Psr. Una performance che ha dell’incredibile. Com’è stato possibile? Lo spiega il dirigente generale dell’assessorato all’Agricoltura Dario Cartabellotta: «La sostanza ha prevalso sulla forma».

Lei si è insediato a maggio 2019 e i pagamenti hanno subito un’accelerazione proprio da allora. Solo un caso?

La primavera ha creato un ottimo clima di collaborazione tra Regione, tecnici e imprese agricole.

Tecnicamente quali sono state le mosse più importanti per sbloccare i fondi?

La riduzione del contenzioso nato in fase di bando e selezione dei progetti. Dopo un’attenta analisi delle sentenze del Tar e del Consiglio di Giustizia amministrativa è stato richiamato a tutti i responsabili di attuazione del Psr l’obbligo di applicare i “principi generali dell’ordinamento giuridico di ragionevolezza e proporzionalità”.

L’iter finale del primo bando della misura 4.1 destinata agli investimenti aziendali è stato bloccato nella fase di emissione dei decreti d’impegno da una gran quantità di ricorsi al Tar. Cosa pensa di fare per evitare tanti contenziosi sul prossimo?

Un bando nato male. Tetto di progetto elevato (5 milioni di euro), criteri di selezione discrezionali e obbligo di cantierabilità dei progetti con oneri economici per le imprese. I giudici amministrativi hanno sancito che “l’obbligo della cantierabilità deve essere allineato con la certezza della finanziabilità”. Una lezione che servirà per il secondo bando in corso di emissione.

In questa programmazione avete puntato molto sul biologico. Ma come sta andando in campo? Le aziende finanziate stanno crescendo e saranno in grado di stare sul mercato se i fondi diminuiranno? Si dice che molte aziende pur fruendo del premio preferiscono commercializzare il loro prodotto come convenzionale. Perché? Cosa si può fare per rafforzare la filiera?

“Sicilia naturalmente bio”, è la strada da seguire per la valorizzazione dell’agricoltura biologica siciliana con l’occhio rivolto prima al mercato e poi al Psr.

La Sicilia è stata tra le prime regioni di Italia a dotarsi di una Legge, la 19/2013 – Tutela e valorizzazione delle risorse genetiche “Born in Sicily” per l’agricoltura e l’alimentazione. Oggi, le migliori produzioni siciliane di qualità sono ancorate a una biodiversità vegetale e animale che esalta le caratteristiche qualitative e coniuga la conservazione delle risorse naturali con la qualificazione delle imprese e dei prodotti.

Quanti soldi dovrà spendere la Regione nel 2020 per rispettare la regola del n+3 e quanti pensate di erogarne? Quali sono le misure con più finanziamenti?

La quota è 300 milioni. Le misure più importanti sono il pacchetto giovani, il nuovo bando 4.1 per gli investimenti aziendali basato sulle strategie di adattamento al cambiamento climatico e l’avvio della Misura 16 (Cooperazione, innovazione e ricerca).

Su quali linee muoverà la nuova programmazione e in che modo pensa si possa allineare la crescita dell’agricoltura siciliana all’Agenda 2030 approvata dall’Onu per lo sviluppo sostenibile?

Sicilia naturalmente bio 2030. I concetti di sostenibilità, orientamento al mercato e multifunzionalità, hanno introdotto una visione complessa dell’agricoltura e indicato un percorso con obiettivi chiari.

Fino agli anni Novanta le conoscenze in agricoltura derivavano quasi totalmente dalla scienza e sulle pratiche tradizionali si innestavano le innovazioni tecniche (concimi, agrofarmaci, attrezzature agricole e agroindustriali). La complessità, la varietà e la ricchezza delle situazioni locali sono fonti originali d’innovazione e di cambiamento.

L’innovazione si identifica spesso come introduzione di nuove tecnologie e il fare sistema come conseguenza naturale e spontanea delle innovazioni. Tutti i casi di successo sono stati quelli in cui si è partiti dal sistema per favorire l’innovazione e non viceversa.

Un esempio brillante è la Sicilia del Vino. Dopo aver curato per secoli le anemie dei vini di Francia e del Nord Italia, negli ultimi 25 anni la Sicilia è diventata brand di prestigio dell’enologia internazionale. Grazie agli investimenti, al capitale umano e all’innovazione culturale sono stati valorizzati tutti i territori, i vitigni autoctoni e le peculiarità di ogni angolo dell’isola. Dall’Etna a Marsala, dal Sud-Est alla costa tirrenica e quella mediterranea, fino alle aree interne.

 

Fonte: www.terraevita.edagricole.it